Rimae, è un termine latino che significa “frattura”; è utilizzato comunemente nel campo dell’esogeologia per designare formazioni geologiche presenti sulla superficie della Luna simili a fenditure nel terreno, lunghe anche centinaia di chilometri e larghi fino a due chilometri ed oltre. La natura di queste strutture può essere diversa da caso a caso, e una prima grossolana analisi si può fare osservandone la forma. Molti di questi solchi sono connessi ai fenomeni che hanno originato i mari. Altri sono legati al consolidamento dei fondi di molti crateri. Un esempio classico si osserva nell’interno del cratere Gassendi, presso il Mare Humorum, ricoperto da una vera graticola di crepacci.
Molto spettacolari sono le “valli sinuose” o “rimae”. Si è portati a pensare che queste rimae sono state scavate dalla lava proprio come avviene sulla Terra, dove in seguito alla colata di magma fuoriuscita lentamente, dapprima si raffredda ai margini spingendo il flusso in una unica direzione formando un canale serpeggiante che rappresenta poi la valle sinuosa.
Quando la lava è molto fluida, si può verificare anche uno scavo sotterraneo, dove spesso il soffitto di tale tunnel collassa in seguito ai lievi lunamoti, formando la rima visibile sul suolo lunare.
Le rimae che presentano una larghezza superiore ai due chilometri, sono denominate vallis (walled plain).
Quando per la distensione della crosta si verifica la rottura di una massa rocciosa con conseguente spostamento dei blocchi separati, ha origine una “faglia”.