Maria Mitchell

Nantucket, 1º agosto 1818 – Lynn, 28 giugno 1889

La famiglia Mitchell, composta da nove figli e dai genitori William e Lydia, praticava il quaccherismo, religione che aveva come fondamento l’uguaglianza tra ragazzi e ragazze.

Maria ebbe, quindi, un’istruzione pari a quella dei suoi coetanei maschi: frequentò diverse scuole come la Elizabeth Gardener e la North Grammar School di cui il padre fu preside. All’età di undici anni divenne l’assistente didattica del padre nella scuola da lui fondata in Howard Street.

Fu proprio lui a trasmetterle la passione per l’astronomia. Già a dodici anni lo aiutò a calcolare il momento esatto di un’eclissi anulare di Sole, cioè quando il disco della Luna si sovrappone a quello del Sole senza coprirlo completamente.

Nel 1836 a Maria fu offerto un impiego come bibliotecaria, che esercitò per diciotto anni. Di notte osservava il cielo studiando, oltre alle stelle, i pianeti Giove e Saturno e le eclissi.

Il 1 ottobre 1847 alle ore 22:50, dal tetto dell’ufficio del padre, con il suo telescopio Maria osservò un oggetto che le parve una cometa. Gli astronomi ufficiali le diedero ragione e alla cometa fu dato il nome “Miss Mitchell Comet”, nota come C/1847 T1 Mitchell nella nomenclatura astronomica.

Grazie a questa scoperta, la Mitchell nel 1848 ricevette dal re Christian VIII di Danimarca una medaglia d’oro, su cui era incisa la frase in latino: “Non frustra signorum obitus speculamur et ortus” (Non invano osserviamo il sorgere e il calare delle stelle) dalle Georgiche di Virgilio. Qualche anno prima, il precedente sovrano Federico VI aveva infatti stabilito di premiare, con una medaglia d’oro, ogni scopritore di una “cometa telescopica” cioè troppo debole per essere vista ad occhio nudo.

In realtà, all’inizio, ci furono dei problemi per l’assegnazione del premio poiché il 3 ottobre 1847 padre Francesco de Vico, gesuita e astronomo, aveva indipendentemente scoperto la stessa cometa. All’epoca, le notizie arrivavano in Europa in ritardo e la medaglia stava per essere data a Francesco de Vico, ma, dopo una verifica cronologica delle scoperte, la priorità fu riconosciuta a Maria Mitchell e la medaglia le fu conferita un anno dopo.

Lavorò all’U.S Nautical Almanac Office e calcolò le tabelle delle posizioni del pianeta Venere.

Nel 1865 fu assunta come professoressa di astronomia al Vassar College di New York e in seguito ottenne la nomina di direttrice del Vassar College Observatory, osservatorio della facoltà.

Osservare e fotografare le macchie solari erano tra i suoi incarichi istituzionali e nel 1882, con i suoi studenti, documentò il transito di Venere sul Sole, cioè la sagoma scura del pianeta che attraversava quella luminosa del Sole.

Eppure, in quel periodo, nonostante la fama, le scoperte, le pubblicazioni e gli incarichi, la Mitchell si accorse che il suo stipendio era nettamente inferiore a quello dei suoi colleghi maschi, anche dei più giovani e meno famosi di lei. A lungo insistette per ottenere un aumento di stipendio e alla fine raggiunse il suo obiettivo.

Tra le sue battaglie sociali troviamo quella al fianco delle suffragiste per il diritto di voto alle donne. Ella fu inoltre fondatrice, nel 1873, dell’American Association for the Advancement of Women e fu proprio in occasione del quarto congresso di questa associazione all’avanguardia che Maria pronunciò il profetico discorso “The Need of Women in Science

Maria Mitchell fu la prima donna eletta all’American Academy of Arts and Sciences e una delle prime ad essere eletta all’American Philosophical Society. Fu anche una pioniera della fotografia astronomica e dello studio delle macchie solari; approfondì lo studio di nebulose, stelle doppie, eclissi solari e dei satelliti di Saturno e Giove.

Morì il 28 giugno 1889 a Lynn nel Massachusetts e venne sepolta nel Prospect Hill Cementery della sua isola natale Nantucket.

Riconoscimenti

L’astronoma statunitense ha lasciato una consistente eredità intellettuale e culturale. È conosciuta per la sua celebre frase: “Abbiamo una fame della mente. Vogliamo conoscere tutto intorno a noi e più otteniamo, più desideriamo conoscere”. Il suo nome è stato inserito postumo nella National Women’s Hall of Fame.

A lei sono dedicati il Maria Mitchell Observatory sull’isola di Nantucket e la Maria Mitchell Association, fondata nel 1902 che ha come obiettivo quello di preservare le scienze sull’isola. Questa associazione gestisce anche il Natural History Museum, il Maria Mitchell’s Home Museum e la Library Science.

In suo onore è stato dato il nome a un cratere lunare di 32,15 km, il cratere Mitchell, situato al bordo orientale del cratere più grande e prominente Aristoteles. Il fondo del Mitchell è ruvido e irregolare, con un basso picco centrale, essendo parzialmente riempito con l’ejecta del più giovane Aristoteles.

Fonti:

Wikipedia, l’enciclopedia libera

‘L’epopea delle lunatiche’ Valeria Palumbo ediz. HOEPLI