Astrofotografia con reflex modificata: come migliorano i risultati

Recensione del socio UAN Francesco Pecorella.

Era da molto che ponderavo la decisione di modificare la mia reflex per Astrofoto e alla fine, studiando i vari tipi di modifica e valutando pregi e difetti, ho optato per la modifica “Super Ir/Uv cut”, ma andiamo per ordine.

Le reflex non modificate

Le reflex in commercio vengono prodotte con dei filtri sui sensori CMOS che tagliano parte dello spettro elettromagnetico per avere un bilanciamento dei colori più naturale possibile ma, in questo modo, vengono escluse tutte quelle frequenze che trasmettono la luce delle nebulose ad emissione (circa 650 nm). Quindi le reflex, per come vengono commercializzate, tagliano circa l’80% della luce proveniente da queste nebulose, rendendole praticamente appena visibili, cosa poco gradevole per noi astrofotografi.

La modifica super Ir/Uv cut

Le Canon e Nikon montano due filtri low pass che tagliano parte dell’infrarosso e dell’ultravioletto. Un tipo di modifica consiste nella rimozione di uno di questi due filtri per sostituirlo con un filtro che consente il passaggio della banda che ci interessa (Regioni ad idrogeno ionizzato HII) ed è quello che andrò a recensire.

Ho scelto questo tipo di modifica per continuare ad usare la reflex anche per uso diurno (facendo un semplice bilanciamento del bianco) preferendola a modifiche “Full Spectrum” che non consentono più tale funzionamento. Esse, infatti ,riportano il sensore CMOS alla piena efficienza quantica permettendo di far passare tutto lo spettro elettromagnetico.

Oggi, esistono camere astronomiche con sensori CMOS e CCD raffreddati che sono studiate apposta per astrofotografia, quindi già in grado di catturare la luce che interessa senza apportare alcuna modifica.

Il motivo per il quale si opta ancora per le reflex modificate è solo di carattere economico: una camera astronomica “economica” si aggira sui 1000 euro, mentre una modifica reflex costa all’incirca 170-200 euro in base al tipo scelto e al formato del sensore. Tenendo conto che se già si possiede una reflex (oppure se se ne compra una usata), il risparmio è considerevole.

Test sul campo

Ho testato la modifica sulla mia Canon Eos 50D ed il risultato fornisce una banda passante che va dai 400nm ai 700nm con trasmissione del 97%, sfruttando al massimo le lunghezze d’onda utili per la fotografia astronomica.

Avevo da poco effettuato uno scatto alla nebulosa di Orione M42 e quindi per avere un termine di paragone recente ho fotografato di nuovo la M42.

FOTO A – Nebulosa di Orione M42 (Napoli, 06.09.2020) – Camera non modificata
FOTO B – Nebulosa di Orione M42 (Napoli, 10.10.2020) – Camera modificata

La foto A è una somma di 62 light per un totale di 46 minuti di integrazione. Camera non modificata.

La foto B rappresenta solo 6 minuti di segnale, scattata con la medesima macchina, ma modificata con filtro Super Ir/Uv cut 400/700nm.

Entrambe scattate con Apo Tecnosky 80/480 con filtro antinquinamento UHC dalla città di Napoli.

Come si può notare, è emersa tutta una regione di nebulosa formata da idrogeno ionizzato (classico rosso), con addirittura 40 minuti di segnale in meno. Tale risultato mi ha stupito e subito mi ha fatto puntare il telescopio verso una delle nebulose più belle ma che non sono riuscito mai a fotografare: la Testa di Cavallo IC33.

FOTO C – Nebulosa Testa di Cavallo IC 33 (Napoli, 10.10.2020) – Camera modificata

Invano ho provato negli anni e non ho avuto mai un cenno della “Testa” del cavallo. Vi lascio immaginare l’emozione dopo averla vista anche in un singolo scatto da 45 secondi. L’immagine sopra (Foto C), è il risultato di tale esperimento. Somma di 101 immagini per 75 minuti di segnale.

Conclusioni

Ho avuto non poche difficoltà all’inizio per l’elaborazione, visto che le foto hanno tutte una considerevole predominanza del canale rosso, ma una volta trovato i giusti valori di “correzione colore selettiva” e “bilanciamento dei canali”, si ottiene un risultato soddisfacente.

Nota negativa, invece per le foto diurne che, anche dopo aver effettuato il bilanciamento del bianco con un software tipo Photoshop, non hanno più la stessa identica scala cromatica di partenza. Valori impercettibili ad un occhio poco allenato, ma chi come me, che fotografa con la stessa reflex da 10 anni, nota subito la differenza.

Lo rifarei? Assolutamente si. Ormai la mia passione per l’astrofotografia mi ha avvolto completamente e credo sia un passo necessario per chi vuole intraprendere tale stile fotografico. Ma la mia camera è un modello abbastanza datato…infatti sarei trattenuto dal consigliare tale modifica a chi da poco ha acquistato una reflex e ha speso una somma importante.